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Nov
Lo spreco del cibo è uno dei fenomeni più inaccettabili a cui la nostra società assiste – anche se spesso ciò avviene nel più profondo silenzio e lontano dai riflettori dei media – che, proprio per questo, siamo chiamati a combattere con quante più forze possibile. L’Italia finalmente si muove concretamente per contrastare la dispersione di risorse anche in campo alimentare: una buona notizia per chiudere il 2017 con la speranza di maggiore equità e responsabilità.
Lo osserviamo da vicino soprattutto in questo periodo di festività natalizie e di ricchi banchetti in compagnia: il cibo che è servito in tavola raramente viene consumato completamente e, quando non si mette in pratica la buona abitudine di distribuire gli avanzi tra i commensali e mangiarli nei giorni successivi, c’è il rischio che una parte di quanto cucinato venga buttato via.
Il rapporto Waste Watcher 2015 rileva che ogni settimana le famiglie italiane sprecano 650 grammi di cibo, che corrispondono a 6,70 euro buttati: una cifra che alla fine dell’anno nel complesso del nostro Paese ammonta a 8,4 miliardi di euro. Le cifre non migliorano a livello europeo: lo spreco alimentare dell’Unione Europea equivale a 90 milioni di tonnellate di cibo all’anno, circa 720 kcal di cibo per persona ogni giorno.
E questi dati stridono ulteriormente con un altro fenomeno, quello della povertà: secondo l’Istat un italiano su dieci (circa 6 milioni di abitanti) non è in grado di procurarsi i beni e i servizi necessari per uno stato di vita accettabile e nel mondo lo spreco alimentare costa ogni anno qualcosa come 1000 miliardi di dollari.
Senza contare l’impatto ambientale del cibo gettato: la decomposizione degli alimenti, infatti, produce gas metano, molto più dannoso e potente dell’anidride carbonica per il pianeta e per i suoi abitanti.
Qualcosa però si muove a livello istituzionale. L’esperienza di Expo 2015 a Milano, che aveva come tema “Nutrire il pianeta, Energia per la vita” ha avuto tra gli altri il merito di aver portato all’attenzione delle autorità tematiche come la riduzione degli sprechi in campo alimentare e di aver sensibilizzato l’opinione pubblica. La Carta di Milano, il documento finale lasciato come eredità da Expo 2015, ha riassunto gli impegni presi dalle Nazioni su temi come nutrizione e sostenibilità alimentare e spetta ora ai governanti dare continuità e attuazione pratica a queste (buone) manifestazioni di intenti, in vista dell’obiettivo FameZero annunciato entro il 2030.
In ambito europeo sono state Italia e Francia ad adottare una normativa specifica per il contrasto allo spreco alimentare. I nostri cugini d’oltralpe, in particolare, hanno adottato misure piuttosto rigide con sanzioni amministrative (multe fino a 75mila euro) e perfino penali (reclusione fino a 2 anni) per le aziende che non si accordano con le associazioni di volontariato per donare le eccedenze alimentari. In Italia si è invece tentato, da circa un anno, di fare breccia nel muro burocratico che da sempre ha impedito di eliminare o gestire gli sprechi di cibo e si sono introdotti incentivi per i commercianti e i negozi che effettuano donazioni. Il ministero delle politiche agricole inoltre punta su un piano denominato SprecoZero, una campagna di sensibilizzazione a livello nazionale con l’attivazione di pratiche anti-spreco e iniziative concrete per ridurre il cibo non consumato.