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Renato Ciaponi, autorevole agronomo e giornalista nativo di Talamona, da sempre in prima linea per promuovere l’educazione alimentare e la valorizzazione dei prodotti tipici in provincia di Sondrio, in un lungo articolo pubblicato sul quotidiano locale “La Provincia di Sondrio” di domenica 5 novembre 2017 ha analizzato il successo della Bresaola della Valtellina IGP e affrontato anche la delicata questione della provenienza delle materie prime, di cui abbiamo recentemente parlato a proposito della diatriba tra produttori di pasta e Ministero.
Anche dagli ultimi dati espressi dal rapporto Eurispes sul nostro Paese, si evidenzia come a guidare gli italiani nella scelta di cibi e alimenti siano criteri come i marchi DOP, DOC o IGP, di cui si fregia per esempio l’autentica Bresaola della Valtellina, la stagionalità dei prodotti e la provenienza a km zero. Ma è soprattutto l’italianità a costituire un valore: i consumatori prediligono infatti i prodotti made in Italy. In essi, secondo un’altra ricerca di mercato effettuata da Nielsen, vedono soprattutto affidabilità (46% degli intervistati), ricadute positive sull’economia nostrana (61%) e genuinità di ingredienti e processo di lavorazione (29%).
Proprio su quest’ultimo punto si sofferma l’analisi di Ciaponi: non è sufficiente l’esasperazione del concetto di italianità, che numerosi prodotti effettuano mediante indicazioni in etichetta o bandiere tricolori stampate sulla confezione, per garantire la maggiore qualità di ciò che mangiamo, come nell’esempio delle olive che, per quanto prodotte in Italia, possono essere coltivate con uso di fitofarmaci. Dall’altra parte, come esempio virtuoso viene menzionata proprio la Bresaola della Valtellina IGP: un prodotto Made in Italy anche se realizzato con materia prima non nazionale.
La Bresaola valtellinese può essere considerato con pieno diritto un alimento italiano perché l’intero processo produttivo di trasformazione avviene all’interno dei confini nazionali, e in modo particolare del territorio della provincia di Sondrio, servendosi di maestranze italiane e attingendo a una tradizione che si perpetua nei secoli a livello locale: è proprio questo che è garantito dal marchio IGP, l’Indicazione Geografica Protetta che riconosce come autentica Bresaola della Valtellina soltanto i prodotti ottenuti nel rispetto di queste regole, fissate dal disciplinare di produzione.
Non si pone dunque il problema dell’origine della materia prima, che nella maggior parte dei casi è rappresentata dalla carne di Zebù allevati nel Sudamerica: si tratta infatti di tagli di prima categoria, teneri e pregiati, di bovini allevati allo stato brado e alimentati in modo assolutamente naturale con elementi selezionati, di età compresa tra i due e i quattro anni. Numerosi e rigidi controlli sanitari, condotti con esami di laboratorio, hanno lo scopo di garantire la qualità e la bontà della materia prima, la cui lavorazione avviene poi negli stabilimenti produttivi della Valtellina: qui sono il clima particolare della zona e le tecniche di lavorazione tradizionali a fare la differenza e a dare vita al prodotto finito, la Bresaola della Valtellina IGP che tutti conosciamo e apprezziamo. Un prodotto 100% certificato e di qualità, oltre che di successo.