21
Nov
Negli ultimi anni il fenomeno del crudismo ha preso piede anche in Italia, ma non tutti conoscono rischi e benefici di questa dieta.
La filosofia crudista prevede che l’alimentazione si limiti al consumo di frutta e verdura crude, ma anche di legumi non cotti, cereali germogliati, frutta secca, latte non pastorizzato, carne e pesce crudi. In generale, il cibo “raw” non deve essere trattato sopra i 42 gradi.
Non esiste un solo tipo di crudismo: questa dieta può essere vegana, ma anche vegetariana, onnivora o carnivora. In quest’ultimo caso, si consuma prevalentemente cibo crudo di origine animale.
La dieta crudista consente all’organismo di assimilare molti nutrienti che andrebbero perduti con la cottura degli alimenti.
Alcuni frutti e ortaggi, per esempio, contengono sostanze in grado di proteggere l’organismo da malattie cardiovascolari, infiammatorie e degenerative. Antiossidanti, vitamine e sali minerali spesso non si conservano quando questi alimenti vengono cotti, specialmente se ad alte temperature.
Uno studio pubblicato sul Journal of Agricultural Food and Chemistry, per esempio, suggerisce che il nostro organismo assorbe le sostanze benefiche contenute nei broccoli (come il sulforafano e la vitamina C) più velocemente quando si mangiano crudi, nonostante spesso si preferisca consumarli cotti.
Nonostante i benefici del crudismo siano innegabili, soprattutto per quanto riguarda il consumo di frutta e verdura, consumare alcuni alimenti crudi può essere pericoloso.
La cottura di carne e pesce, infatti, è fondamentale per evitare il rischio di toxoplasmosi e disturbi gastrointestinali più o meno gravi.
Le alte temperature consentono l’eliminazione di microrganismi potenzialmente dannosi per l’organismo, mettendoci al riparo da intossicazioni alimentari.
Le carni lavorate, in questo senso, sono una garanzia per i consumatori, in particolare quando la sicurezza di questi alimenti è certificata da riconoscimenti internazionali, come nel caso del Salumificio Menatti.