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Nov
La chiamano il “grano miracoloso delle Ande”, per la sua provenienza sudamericana e per le sue proprietà nutrizionali che sempre più vengono decantate da specialisti e seguaci delle mode alimentari: stiamo parlando della quinoa, un alimento che però presenta alcuni risvolti negativi che è opportuno mettere in luce.
La quinoa è considerata alla stregua di un cereale anche se di fatto non lo è: si tratta piuttosto di uno pseudo-cereale, che appartiene alla famiglia delle barbabietole e degli spinaci e non a quella delle graminacee. I suoi semi tuttavia sono molto simili ai chicchi dei cereali più comuni e, cosa più importante, possono produrre – se sottoposti a macinazione – una farina che contiene una buona percentuale di amido: questo consente alla quinoa di essere considerata a livello merceologico un cereale.
Il successo della quinoa è dovuto alle caratteristiche per cui da secoli le popolazioni rurali andine, in modo particolare quelle della Bolivia dove questo alimento è particolarmente diffuso, ne hanno fatto un elemento fondamentale della propria dieta: si tratta di un cibo privo di glutine e dotato di elevate proprietà nutrizionali, tra cui spicca la ricchezza di proteine, carboidrati e fibre alimentari. Rispetto agli altri cereali, la quinoa ha meno carboidrati, più minerali e più grassi e può essere mangiata anche da chi soffre di celiachia. Ecco spiegato il successo di questo alimento tra vegani e vegetariani, che vi ricorrono come alternativa ai cibi animali.
Ma esiste anche, per quanto non così pubblicizzato, un aspetto meno positivo della quinoa. Essa contiene infatti composti tossici che hanno effetti irritanti per l’intestino: gli ossalati, che combinandosi con zinco, magnesio e ferro ne impediscono l’assorbimento da parte dell’organismo. Le conseguenze possono essere problemi di digestione (a proposito, sapete che la Bresaola della Valtellina IGP è un cibo amico? Ne parliamo qui), infiammazioni e persino calcoli renali. Ci sono poi le saponine, che possono intaccare la mucosa gastrica e causare addirittura dei buchi, attraverso cui batteri, tossine e sostanze nocive possono penetrare nel sangue senza più essere filtrate dall’intestino. La quantità di proteine contenute dalla quinoa, inoltre, può essere considerata elevata se confrontata con i cereali, ma attuando il paragone con i legumi, le carni e i sulmi, essa non si rivela affatto una buona fonte proteica: basti comparare gli 8 g di proteine di una porzione di quinoa con i 26 g di una fetta di carne del peso di 100 g.
Infine, ma non ultimo, tra i problemi originati dalla quinoa ci sono non solo quelli legati alla salute ma anche quelli ambientali: per la produzione di questo alimento sono impiegati in larga quantità fertilizzanti di scarsa qualità e concimi chimici, che hanno l’effetto di inaridire i terreni, e vengono confinati in allevamenti in zone collinari i lama e gli alpaca, la cui fertilizzazione naturale è estremamente importante per l’equilibrio dell’ecosistema locale sudamericano.