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Avevamo parlato qualche tempo fa sul nostro blog della cosiddetta “battaglia del grano” tra le associazioni dei pastai e quelle dei consumatori, che vedeva al centro della contesa la dichiarazione in etichetta dell’origine della materia prima. Un braccio di ferro che è ben lontano dal terminare e nel quale entra ora in gioco anche l’industria alimentare europea.
FoodDrinkEurope, l’organizzazione delle industrie del settore alimentare in Europa, ha annunciato nei giorni scorsi che presenterà un esposto alla Commissione Europea contro l’Italia. Cosa avrebbe fatto di male il nostro Paese, secondo l’associazione? Semplice: il governo italiano ha introdotto a livello nazionale la normativa che impone l’obbligo di indicare il luogo d’origine delle materie prime e il luogo di produzione dei prodotti per pasta, riso e alimenti a base di pomodoro senza fornire a Bruxelles preventiva notifica di tale attuazione.
FoodDrinkEurope chiede alla Commissione Europea azioni concrete contro la normativa italiana ed esprime “preoccupazione per la ri-nazionalizzazione” delle politiche alimentari, ventilando addirittura un pericolo per il mercato unico dell’Ue. L’Italia era stata tra i primi Paesi membri, insieme ad altre sette nazioni, ad introdurre norme sull’etichettatura di origine dei prodotti all’interno dei propri confini nazionali: questo aveva portato da un lato al plauso delle associazioni dei consumatori, che vedevano la decisione in ottica di trasparenza e di ulteriore impulso per la qualità e il made in Italy, dall’altro alle proteste dei produttori di pasta, decisi a difendere l’impiego di grano straniero per la produzione di pasta italiana.
Dure le reazioni all’esposto presentato da FoodDrinkEurope contro il governo italiano. Il ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, tra i promotori della nuova normativa, ha commentato: “L’Italia ha fatto una scelta chiara di trasparenza sull’indicazione di origine in etichetta e noi siamo pronti a difenderla in ogni sede, nazionale e comunitaria”. Il ministro annuncia di non voler indietreggiare: “I decreti sono pienamente operativi, il Tar del Lazio ha recentemente rigettato il ricorso per la sospensiva. Andiamo avanti per valorizzare le nostre filiere e il lavoro dei nostri agricoltori”.
Anche Coldiretti si scaglia contro FoodDrinkEurope: “Il reclamo dell’organizzazione dell’industria alimentare europea va contro l’interesse del 96% dei consumatori: non si può impedire loro di conoscere la verità”. L’associazione dei coltivatori diretti tocca in particolare temi etici e informazioni inerenti la salute, sostenendo che i consumatori hanno il diritto di sapere se il grano della pasta che acquistano proviene dai campi canadesi trattati con il glifosato o da quelli birmani sottratti con la forza alla minoranza Rohingya. E la stessa Coldiretti accusa l’Unione Europea di ambiguità anche in merito ad altri prodotti alimentari, vista l’obbligatorietà di indicazione dell’origine in etichetta per carni fresche, frutta fresca e uova ma non per salumi, succhi e ovoprodotti. La palla passa ora all’Unione Europea.