31
Ott
La Valtellina è un territorio che troppo spesso viene sottovalutato (a volte anche dai suoi stessi abitanti), nonostante possieda moltissime potenzialità: un contesto naturale unico nell'arco alpino, tradizioni antiche e prodotti gastronomici ed enologici apprezzati anche oltre i confini nazionali. Una delle tendenze più recenti del settore turistico riguarda proprio quello che viene definito come Foodscape, neologismo nato dall'unione tra le parole "food" e "landscape". Il legame tra cibo e paesaggio, dunque: un concetto che si potrebbe tradurre come "paesaggio agroalimentare". Come si può applicare alla realtà valtellinese? Vediamolo insieme.
La nostra Valle ospita delle vere e proprie eccellenze: gli apprezzatissimi vini rossi dei nostri terrazzamenti, ma anche i meleti e le cooperative che producono farine, miele e ortaggi a km 0. Tuttavia, non sono solo i prodotti a dover essere valorizzati, ma anche il patrimonio immateriale che li circonda, fatto di storia, tradizioni e prassi tramandate di generazione in generazione.
Rivalutare i prodotti del territorio, a partire da quelli più noti fino a quelli di nicchia, è possibile soltanto a partire dalla creazione di una fitta rete di collaborazione tra produttori, piccoli e grandi. Se non ci si sforza di salvaguardare tipicità e filiere, si va inesorabilmente incontro al rischio di una standardizzazione del cibo e della caduta nell'anonimato di luoghi che invece avrebbero molto da dire a chi li visita.
Le produzioni di qualità, fortunatamente, sono sempre più tutelate grazie all'attività di Consorzi come quello di tutela della Bresaola IGP e a riconoscimenti e certificazioni come il marchio DOP del Prosciutto Crudo Menatti.
Bisogna considerare che se fino a qualche anno fa il turismo enogastronomico era un segmento riservato a pochi, oggi è in forte ascesa, anche grazie alla crescente diffusione di consapevolezza e interesse nei confronti delle produzioni agricole e delle tradizioni tipiche dei vari territori.
Oltre alle opportunità di marketing e sviluppo economico, la riscoperta delle specialità e della loro storia ha un importante impatto sociale. Con la valorizzazione di un patrimonio dimenticato, infatti, si aprono nuove prospettive per le comunità locali.
Non si tratta solamente di rivolgere un invito verso l'esterno in cerca di nuovi visitatori, ma anche di dare valore ai cittadini, coinvolgendoli in progetti di turismo sostenibile che siano rispettosi del territorio e al tempo stesso offrano loro la possibilità di agire come ambasciatori delle eccellenze e guide all'interno di formati turistici che nei prossimi anni avranno sempre più successo, come gli itinerari enogastronomici e le visite ai mercati locali, alle aziende agricole e a quelle vitivinicole.
Il cibo, inoltre, si presta ad accompagnare eventi, festival, concerti e rassegne di vario genere. Chi viaggia non cerca più un'esperienza standardizzata, ma soprattutto autenticità, sostenibilità, arricchimento culturale e senso di partecipazione: un tipo di turismo non convenzionale che metta al centro il legame inscindibile tra cibo, cultura e territorio, il patrimonio immateriale che è la vera chiave dello sviluppo locale.