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L’esportazione di salumi e prodotti made in Italy verso l’estero continua a crescere, lasciando intravedere ottime prospettive per quanto riguarda il fenomeno dell’agrobusiness regionale: sono questi, in sintesi, i contenuti più significativi dell’indagine di Nomisma presentata al Fico Eataly World di Bologna.
Fico Eataly World è il parco del cibo più grande del mondo, come si definisce ufficialmente: un vero e proprio parco a tema dedicato all’agroalimentare, sorto sulle ceneri del Centro Agro Alimentare di Bologna su una superficie di 10 ettari, che come “fabbrica italiana contadina” (da qui l’acronimo “Fico”) si propone come luogo di incontro, esplorazione, sensibilizzazione e sperimentazione e anche produzione (al suo interno sono presenti numerose fabbriche contadine) sul cibo e sull’alimentazione.
Tra le moltissime iniziative che si tengono al Fico di Bologna, negli scorsi giorni si è tenuto il convegno dal titolo “Food Valley”, organizzato da Confagricoltura Emilia Romagna: un evento dedicato al made in Italy agroalimentare che ha visto la presenza anche del ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio e del presidente della Regione Stefano Bonaccini. Al centro del dibattito, il focus realizzato da Nomisma su “Competitività e prospettive di sviluppo per l’agroalimentare italiano”.
La ricerca condotta da Nomisma ha presentato una serie di dati e illustrato i possibili scenari futuri, dipingendo un futuro roseo per il settore, soprattutto in ottica export. L’Italia oggi è il nono esportatore di prodotti agroalimentari al mondo, ma a concorrere a questo risultato è soltanto il 15% delle imprese alimentari del nostro Paese: allargando la base degli esportatori, gli scenari non possono che essere ottimistici.
Le regioni maggiori esportatrici nell’agroalimentare sono Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna: quest’ultima, in particolare, è la regione che vende di più carni e salumi all’estero, mentre la Lombardia si conferma prima per l’export lattiero-caseario. L’agribusiness regionale, sostenuto dalla qualità delle eccellenze locali specifiche di ogni territorio, ha fatto segnare nella prima metà del 2018 un rilevante +4% all’estero: i mercati stranieri che maggiormente apprezzano i prodotti agricoli made in Italy sono quello tedesco, francese, statunitense e, non troppo a sorpresa, quello cinese.