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Nov
Le politiche dell’Unione Europea in ambito agroalimentare sono da tempo al centro dell’attenzione dei produttori e delle associazioni italiane e, se da un lato si guarda con favore alla tutela dei prodotti DOP e IGP e agli accordi bilaterali Italia-Cina per il riconoscimento reciproco di 100 eccellenze alimentari IGP tra cui la Bresaola della Valtellina IGP, dall’altro cresce la preoccupazione per le decisioni che riguardano la promozione di carne e salumi e i relativi fondi comunitari.
Il consumo di carne è finito ormai da tempo sul banco degli accusati a causa della decisione dell’OMS di inserire le carni lavorate nell’elenco di sostanze considerate cause di tumori: su questa vicenda e sul fatto che non è vero che i salumi causano il cancro abbiamo fatto chiarezza in questo articolo. Ora, nell’ambito del Piano di lotta contro il cancro promosso dall’Unione Europea che prevede una serie di interventi e misure per la prevenzione, il trattamento e l’assistenza a questa malattia, la filiera agroalimentare italiana ha voluto far sentire la propria voce per chiedere nuovamente di evitare penalizzazioni ingiustificate al comparto di carni e salumi.
Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, è intervenuto nei giorni scorsi all’incontro sul tema organizzato a Bruxelles da Coldiretti, Farm Europe e Eat Europe, affermando l’importanza dell’aspetto nutrizionale per la prevenzione e la lotta al cancro. Un’alimentazione equilibrata e consapevole e uno stile di vita sano e non sedentario sono la base per il benessere e la salute di qualsiasi individuo: questa la convinzione dei rappresentanti dell’agroalimentare made in Italy, che i dati statistici sembrano confermare.
L’Italia è il Paese europeo con la più alta aspettativa di vita davanti alla Francia, nonché uno dei primi Paesi Ocse insieme al Giappone: negli ultimi dieci anni (2009-2019) il numero dei centenari nella nostra penisola è aumentato da 11mila a oltre 14mila, con addirittura un raddoppiamento degli individui di età superiore a 105 anni, che arrivano a essere più di 1000. Merito anche – se non soprattutto – dello stile alimentare italiano: un’alimentazione varia e salutare che si fonda sui criteri della dieta mediterranea (clicca qui per conoscere i principi di questa dieta) e che include anche il regolare consumo di carni e salumi.
Qui il vero problema è la necessità di distinguere tra uso e consumo di carne. Il consumo medio quotidiano di carne rossa in Italia è pari a 76 grammi al giorno: una cifra che è quasi la metà rispetto alla media statunitense ed è molto più bassa della soglia indicata dall’OMS e dalla IARC come quantità raccomandata di carne nella dieta quotidiana. Senza considerare l’eccellenza della filiera italiana di produzione e lavorazione delle carni, che è estremamente attenta alla qualità dei prodotti e vieta l’utilizzo di ormoni naturali nella carne e negli allevamenti, diversamente da altre nazioni.
Inoltre Filiera Italia pone l’accento sul fatto che spesso i prodotti alternativi alla carne e i sostituti degli alimentianimali proposti sono cibi non naturali e sintetici, come i cosiddetti fake meat e fake cheese, frutto di processi di trasformazione per i quali andrebbero attivati i medesimi protocolli di verifica, sperimentazione e approvazione previsti per i farmaci.