09
Gen
Per scegliere gli alimenti più buoni e più freschi, sia quando facciamo la spesa sia quando siamo seduti a tavola, il nostro corpo si serve dei suoi strumenti più affinati per interpretare e comprendere la realtà: i nostri sensi. Saper riconoscere un cibo di qualità è qualcosa di molto importante e gli esseri umani – come anche gli altri animali – sono dotati di una predisposizione innata che li porta a rifiutare ciò che potrebbe essere nocivo per la salute, privilegiando invece gli alimenti più invitanti. Ma come possiamo definire il gusto dei cibi e in particolare il sapore della carne? Proviamo a scoprirlo.
Sappiamo che la vista ha un ruolo molto importante nella valutazione della qualità degli alimenti: osservando il cibo e il suo aspetto ci possiamo fare una prima impressione sulla sua bontà e sulla sua freschezza (scopri di più sulla valutazione visiva dei salumi per riconoscere gli affettati migliori). Ma è solo attraverso l’assaggio, entrando cioè a diretto contatto con l’alimento, che possiamo davvero conoscere il suo gusto. Contrariamente a quanto siamo portati a pensare, il sapore di un alimento è percepito prevalentemente dal nostro corpo attraverso l’olfatto e non tramite la bocca: solo il 20% del gusto ci viene rimandato dalle percezioni che sentiamo nel cavo orale (dolcezza, acidità, note amare e salate), mentre l’80% è percepito dal naso. Attraverso i recettori dell’olfatto riusciamo infatti a sentire tutti gli aromi e il retrogusto di ciò che mangiamo.
L’aroma della carne è dato dalle sensazioni olfattive generate dalle molecole volatili e non volatili contenute nei tessuti e nel grasso dell’animale. Le molecole volatili sono di tipo organico (per esempio idrocarburi, alcoli, aldeidi, chetoni, ecc.) e si liberano nell’aria durante la masticazione, andando ad interessare il naso e l’olfatto; le molecole non volatili generano invece il sapore che percepiamo al livello della bocca attraverso le papille gustative.
Sappiamo per esperienza che carni di animali diversi hanno sapore diverso: pensiamo per esempio al gusto intenso e selvatico della selvaggina (carne di cervo, di capriolo, ecc.) o alle differenze di sapore tra la carne bianca e la carne rossa (scopri di più sulle proprietà della carne rossa). In questo caso sono la razza e la specie dell’animale a determinare le peculiarità di gusto della sua carne, ma ci sono anche altri elementi che influenzano il sapore: l’età, l’alimentazione degli animali, il tipo e la durata di cottura della carne (bollita, arrostita, cotta alla brace, fritta, ecc.)
In generale, nel gusto della carne possiamo trovare diverse componenti:
Lo stesso discorso vale anche per i salumi e gli affettati, ovvero per i prodotti di carne lavorata. Il gusto dei salumi dipende dal tipo di carne utilizzata come materia prima (scopri da quali carni si ricavano i salumi) e di conseguenza dall’alimentazione degli animali, ma è influenzato anche dal procedimento e dagli ingredienti utilizzati durante la lavorazione. Nei salumi cotti come la mortadella e il prosciutto cotto, la fase di cottura conferisce ai prodotti un aroma particolare, mentre la lunga stagionatura e la salagione tipica di prosciutto crudo e bresaola determina il sapore più pungente e – appunto – stagionato; nello speck infine l’impiego di un mix di spezie e il processo di affumicatura naturale con legno di faggio conferiscono al salume il suo caratteristico aroma.