21
Nov
Si tende a fare un po’ troppo spesso confusione fra gli alimenti processati e ultra-processati, da un lato, e la carne trasformata o elaborata dall’altro. Le differenze, però, sono nette: i cibi ultra processati sono i cosiddetti prodotti plant-based che si trovano sempre più in commercio come cibi vegani e alimenti bio con la pretesa di sostituire i cibi di origine animale, come per esempio i burger vegani e i sostituti dei latticini; le carni lavorate, spesso accomunate abbastanza indistintamente alle carni rosse (quando invece la differenza c’è) sono le carni che subiscono processi di stagionatura, salagione, affumicatura o altro, e quindi tipicamente vi rientrano salumi, insaccati e affettati.
Si tratta però di due mondi completamente diversi, come confermano alcune indagini scientifiche.
Consumo di cibi ultraprocessati e rischio di malattie cardiovascolari
I ricercatori dell’Università di San Paolo in Brasile, in collaborazione con i colleghi dell’Imperial College di Londra hanno condotto uno studio finanziato dal Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro e pubblicato sulla rivista scientifica Lancet nella prima metà del 2024. Le conclusioni a cui sono giunti evidenziano una correlazione fra il consumo di alimenti a base vegetale ultra-processati, come i molteplici prodotti vegani industriali che si trovano in commercio, e il rischio di malattie cardiovascolari.
L’indagine è stata condotta su un campione di 118mila soggetti inglesi, scozzesi e gallesi di età compresa fra 40 e 69 anni, analizzandone le abitudini alimentari nel tempo e incrociando i dati ospedalieri del territorio. I risultati della ricerca non mettono in dubbio il legame fra le diete a base vegetale e un rischio ridotto di ictus e infarti, ma sottolineano invece che mangiare alimenti ultra processati aumenta il rischio di patologie cardiovascolari del 7% rispetto ai soggetti che invece mangiano alimenti vegetali non trasformati e freschi, come verdura, frutta, cereali integrali e legumi.
Salsicce, hamburger e nuggets vegani e altri alimenti simili sono proposte come alternative sane agli alimenti animali, ma non lo sono: si tratta infatti di prodotti industriali sottoposti a lavorazioni e trasformazioni plurime che contengono eccessive quantità di grassi, zucchero, sale additivi artificiali e contaminanti industriali e possono di conseguenza contribuire a fattori di rischio come l’ipertensione arteriosa e la dislipidemia (aumento di trigliceridi e colesterolo nel sangue), o aumentare lo stress ossidativo.
Scopri di più sui prodotti iperprocessati
Un recente studio condotto fra gli altri dal controverso Walter C. Willett e pubblicato su The Lance Diabetes & Endocrinology afferma che il consumo di carne aumenta il rischio di diabete di tipo 2, ma si è rivelato privo delle necessarie fondamenta scientifiche. L’indagine – basata sui dati di quasi 2 milioni di persone di provenienza molto diversa – parla di un rischio di sviluppare il diabete in aumento del 10% mangiando 100 grammi di carne rossa al giorno (scende all’8% con 100 g di pollame) e del 15% con un consumo di 50 grammi di carni lavorate, cioè salumi e affettati, al giorno.
Oltre a non spiegare l’ipotetico nesso causale – se realmente esiste – fra il consumo di carne e l’insorgenza del diabete, questa ricerca non è considerata attendibile da diversi esponenti del mondo scientifico e nutrizionale in quanto si configura come studio di coorte, non considera tutti i cosiddetti fattori confondenti e non contempla alcune variabili come il metodo di cottura della carne o la qualità della carne.
A differenza dei cibi processati plant-based industriale, inoltre, le carni trasformate come i salumi sono sottoposte a un numero limitato di processi nel corso della lavorazione come la salatura e la stagionatura, tutti rigorosamente controllati e codificati, e prevedono pochi ingredienti con una minima aggiunta di sale e di additivi naturali che non intaccano i valori nutrizionali e la qualità alimentare del prodotto finale.
Mangiare carne e salumi, in conclusione, non aumenta il rischio diabete e, se nelle dosi corrette previste da un regime alimentare sano e variegato, è salutare a tutte le età.