03
Feb
Oggi il Passo dello Stelvio è meta di culto per i motociclisti, tappa mito del Giro d’Italia e di tutti gli amanti delle due ruote, sede degli allenamenti estivi per le squadre di sci. Ma in passato questi luoghi impervi in alta quota furono teatro di battaglie: in particolare durante la Prima guerra mondiale, quando il valico faceva da confine tra il Regno d’Italia e l’Impero Austroungarico e gran parte degli sforzi militari dei due schieramenti si dispiegarono qui. Oggi le montagne portano ancora i segni delle vicende belliche di inizio Novecento e offrono ai visitatori testimonianze storiche preziose: salendo al monte Scorluzzo, sopra i 3000 metri di altezza, si possono incontrare molte di queste tracce.
Il Passo dello Stelvio si raggiunge lasciando Bormio e imboccando la strada che dopo una serie di tornanti assai scenografici e panoramici (in totale sono 40, mentre sul versante dell’Alto Adige se ne contano ben 48) raggiunge il valico percorribile in auto più elevato d’Italia con i suoi 2758 metri di altezza. Lasciamo l’automobile nei parcheggi presenti poco prima dello scollinamento e prendiamo la traccia sterrata con l’indicazione Passo delle Platigliole-Scorluzzo, che passa davanti alla partenza della funivia del Rifugio Pirovano e si inerpica sul fianco della montagna.
Il Passo delle Platigliole si raggiunge in circa mezz’ora di cammino dallo Stelvio e già qui tra i detriti di roccia possiamo scorgere alcuni resti di oggetti e filo spinato risalenti al periodo bellico. La traccia che abbiamo seguito fin qui prosegue in direzione dell’albergo Pirovano verso sinistra, noi invece prendiamo a destra per raggiungere il monte Scorluzzo.
Lungo gli ultimi 200 metri di dislivello, che in alcuni tratti impongono pendenze ripide al sentiero, è possibile scorgere resti di baraccamenti e fortificazioni, con i tipici muretti a secco costruiti con sassi e maglie di fil di ferro. La cima dello Scorluzzo è raggiungibile, a quota 3095 metri, con una camminata complessiva di circa un’ora e mezza e vale davvero la pena: la vista da quassù mostra un paesaggio quasi lunare, dominato dal versante occidentale dell’Ortles, mentre più in basso si può scorgere il Filon dei Mot, il villaggio militare visitabile partendo dalla terza cantoniera della strada dello Stelvio che ancora oggi conserva segni e memorie tangibili della guerra e degli uomini che la combatterono.
I soldati che hanno combattuto su questi monti non avevano grande scelta nel menù quotidiano, noi per fortuna sì e oggi optiamo per un panino con bresaola che ha come ingrediente principale la Bresaola Sottofesa Menatti, una tipologia di bresaola ricavata proprio dall’omonimo taglio di coscia bovina e stagionata per almeno un mese all’aria della Valtellina. Farciamo il nostro panino con una crema di formaggio fresco, stracciatella di bufala campana tagliata a fette, olive taggiasche, fiori di zucca al naturale e le pregiate fette di bresaola, leggera e senza glutine.