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Le esportazioni di salumi e affettati italiani all’estero rappresentano una fetta importante dell’export agroalimentare nostrano: prosciutti, salami, bresaole e gli altri prodotti di carne stagionati sono da sempre uno degli alimenti made in Italy più apprezzati non solo in Europa ma in ogni angolo del mondo (scopri quali sono i salumi più venduti all’estero). Tuttavia, da uno dei mercati extra UE più aperti a questi prodotti – quello statunitense – arrivano nuove restrizioni.
L’Aphis (Animal and Plant Health Inspection Service), la massima autorità sanitaria nazionale degli Stati Uniti, ha infatti adottato misure preventive per i prodotti a base di carne che provengono da zone interessate dalla diffusione di Psa (peste suina africana), che sta colpendo diversi Paesi e che anche in Italia è stata rilevata in alcuni allevamenti in Lombardia, Piemonte e in Emilia-Romagna. Per impedire la propagazione del virus – innocuo per l’uomo, ma letale per suini e cinghiali – gli Stati Uniti hanno così vietato l’importazione di prodotti originari delle zone di restrizione individuate per contenere la PSA, comprese le zone I cioè le aree senza infezione ma considerate a rischio perché vicine ad aree infette.
I salumifici italiani situati nelle zone di restrizione PSA, di conseguenza, non possono esportare negli Stati Uniti:
Le merci che verranno spedite in Usa senza rispettare tali requisiti verranno respinte e distrutte dalle autorità sanitarie competenti.
Le nuove restrizioni Usa su carni e salumi italiani, se da un lato sono destinate a privare i consumatori americani di alcuni prodotti di largo consumo e successo come salame, pancetta e coppa ottenuti da carne suina delle zone di restrizione, lasciano comunque alcuni spiragli per l’export degli affettati italiani.
I salumi che possono essere esportati negli Stati Uniti senza problemi legati al rischio Psa sono: